A mo' di conclusione

ovvero:

Il Signor Krebs sarebbe orgoglioso di me (forse).

 Il viaggio

A 15 giorni dalla fine del viaggio in bici, tanto per dare subito un po’ i numeri, e non ci pensiamo più.

 Da Casarano a Valencia in bici:

sono stati 4, tra stati e staterelli, i Paesi attraversati in tutto o in parte (Italia, Francia, Principato di Monaco, Spagna) in 24 tappe, 22 tappe vere e 2 “trasferimenti”, distribuite in poco più di un mese, 33 giorni, dal 31 maggio al 2 luglio per complessivi 3189 Km (spostamenti a fine tappa compresi). La distanza media coperta giornalmente è stata di oltre 130 Km, escludendo quattro giorni di riposo forzato per il maltempo a Campobasso e cinque giorni di sosta intenzionale tra Roma, Firenze, Ospedaletti e Barcellona. Sono state 6 le tappe sopra i 150 Km, tutte in Italia, due delle quali di 170 Km circa.

Il tempo passato in sella ogni giorno è stato tra le 5,5 e le 8 ore.

Le tappe più dure, relativamente allo sviluppo altimetrico, sono state due: la 5ª, Campobasso - Opi, con il valico del Macerone e, soprattutto, il valico di Rionero Sannitico (1057 mt.), tappa più dura della successiva, dove invece ho raggiunto l’altitudine massima di tutto il viaggio (Forca d’Acero, 1535 mt.); e la 11ª, Castelnuovo Magra - Genova, con La foce, Passo del Bracco, (soli 615 mt. ma a quanto ho saputo in zona GPM di 1ª cat. tutte le volte che il Giro d’Italia passa da lì), e poi un faticoso e continuo saliscendi fino a Genova.

Danni vari alla bici: due forature all’inizio del viaggio, in Puglia, un raggio della ruota posteriore e il portapacchi rotti, entrambi, ad Arles, 24 ore dopo la rottura del portapacchi di Pier Carlo. Se li facessero un po’ meglio questi portapacchi! Anche la riuscita delle borse non è stata perfetta: nei fuori sella (alcuni tratti in salita bisogna farli fuori sella), l’angolo interno basso posteriore di quella di sinistra è andato più volte a finire tra i raggi della ruota, consumando lo stesso tessuto della borsa. Alla fine, a Firenze, ho rimediato, fissando una piastra di alluminio trasversalmente rispetto ai raggi del portapacchi.

Sicuramente gli Olandesi non hanno di questi problemi…

Rispetto alle due paure principali che avevo prima di partire, un incidente che non ti consentisse più di andare avanti o il furto del mezzo, è andato tutto bene.

Il confronto tra l’andare in solitaria e in compagnia è finito praticamente alla pari. Certo, l’intesa con il compagno di viaggio è essenziale per la buona riuscita dello stesso e con “gusti” e “modi” molto diversi da quelli di Pier Carlo, le cose, nella seconda metà di questo viaggio, sarebbero andate senz’altro male. Ma forse tutti e due sapevamo, da subito, che non ci sarebbero stati problemi.

L’overdose di posti visti è stata impressionante e davvero non saprei dire se mi hanno colpito di più i monti dell’Abruzzo o gli stagni della Camargue, i contadini del Tavoliere o quelli della foce dell’Ebro, Orvieto o Narbonne, Tarragona o Albenga, la Costa Brava o la Versilia (magari questo lo so)…

Durante questo mese riflettevo spesso sul fatto che anche le considerazioni tecniche oltre un certo punto spariscono, non conta il tipo di bici o il tipo di viaggio. Un viaggio di una, due settimane in Puglia con tappe più brevi ed un’ispezione di ogni metro quadrato dei luoghi attraversati, sarebbe stato diverso, ma senz’altro non meno “importante”. L’importante, intanto, è andare.

Mai come questa volta ho visto tanti bei posti ben conservati e tanti altri posti più o meno rovinati dalle scelte dei politici e degli imprenditori del luogo, e ovviamente il pensiero andava alle grottesche manie di grandezza (e di cemento) che in questi ultimi anni rischiano di prendere il sopravvento nella pianificazione del turismo nel mio territorio.

 Cartine geografiche utilizzate:

-   i fogli di un atlante d’Europa 1:800.000 di Italia (più altro materiale), costa Francese e costa Spagnola;

-   per Francia e Spagna: tre cartine più dettagliate: Provence - Côte d’Azur 1:200.000, di Pier Carlo; Languedoc - Roussillon 1:250.000 e Aragón - Cataluña 1:400.000 comprate sul posto.  

 

 Due righe da Pier Carlo:

Caro Pierpaolo,

mi hai chiesto due righe di commento mettendomi in difficoltà.

Devo confessarti che, per il mio carattere, 48 ore dopo un'esperienza d'avventura sportiva, la mia mente ha  archiviato il trascorso, e gai vaga per lasciare posto ai progetti futuri.

In questo caso, pero', sono costretto a fare un'eccezione, con la speranza di non annoiare nessuno.

Naturalmente, ricordo con molto piacere, i 1500 km e oltre, pedalati in tua compagnia fino a valencia.

Non ho dimenticato le partenze mattutine (che io avrei voluto sempre più leste),

I frugali pasti di mezzogiorno con l'immancabile formaggio caprino,

La nostra sfacciata e ostentata competenza nelle lingue: francese e spagnolo, chissà che brutte figure...

La ricerca di un camping che era: sempre, ma sempre, qualche chilometro più lontano, e contro vento!!

Il successivo velocissimo montaggio della mega-tenda,

Il lavaggio dei panni, la super doccia, e già era tempo di una proverbiale abbuffata, anche ben innaffiata da vini locali, va da se' che le notti trascorrevano veloci e senza incubi.

Cosi' per 11 giorni consecutivi e tutti con un motivo d'interesse, spettatori di un film dove gli spettatori non stanno seduti su comode poltrone, ma su uno scomodo sellino da bici.

Pero', quanta ricchezza in questa sceneggiatura: paesaggi, monumenti, storia, culture e persone, tradizioni e idiomi diversi, considerando l'esiguità del territorio attraversato.

Questo piccolo lembo di terra della grande Europa, che si getta in braccio al mediterraneo, e' un vero caleidoscopio di sensazioni e fa lavorare la mente.

Il lento procedere della bici permette di coglierne tutti i significati che, purtroppo, all'attuale frettoloso turismo tradizionale, sono ormai negati.

Concludo, amici de 'la siloca', grazie! Per l'interesse dimostrato all'impresa di PP., statene certi e' del tutto meritato.

Mi congratulo con gli artefici del sito, per la competenza e lo spirito di sacrificio dimostrato nel tenerlo aggiornato.

Con un auspicio, che la luce del sito non si spenga troppo presto, proponiamo idee, confronti, stimoli, progetti.

Devo dare il buon esempio? Non mi tiro indietro:

Nord Africa - dal Marocco alla Tunisia - in bici, o... in cammello???

Pierpaolo decidi tu: dopo il kayak, la bicicletta...

Quando si parte? Io ci saro', e chi altri ancora!!

Ciao a tutti

Pier Carlo da Ospedaletti (Imperia)

 

 Il sito:

La pretesa di questo sito è stata quella di fare comunicazione su qualcosa, non sul niente.

Le visite del sito sono ad oggi quasi il doppio di quelle che io mi sarei aspettato (certo, per non sapere cosa aspettarmi) a fine viaggio.

Le foto pubblicate sul sito sono attualmente 453, delle quali 387 sono quelle che hanno raccontato in tempo reale il viaggio, 60 quelle della Sezione Fotografica, più altre 6 nelle altre sezioni.

I messaggi pervenuti, tra guestbook ed email, sono stati circa un centinaio e mi hanno fatto sempre buona compagnia durante questa esperienza.

Gli invii delle foto, circa un decina dai vari centri internet trovati per strada, non hanno presentato particolari difficoltà (se non riguardo alla relativa lunghezza della procedura di invio, titoli compresi): solo due o tre volte mi hanno rifiutato i loro PC per l'invio delle mie foto, in uno dei casi usavano ancora sistemi operativi vecchi di “6” anni. Il trasferimento macchina digitale - PC è avvenuto quasi sempre tramite cavo USB, solo un paio di volte con lettore di schede.

 Ringraziamenti:

Poiché dietro a chi mi ha dato una mano per coprire un po’ le spese di viaggio si nasconde in realtà un amico di vecchia data, grazie a:

Pierpaolo D’Aquino,

Luca Rainò, il paziente web master,

Emanuele Bolognini,

Stefano Lupo,

e inoltre grazie anche ad altri due amici:

Antonio Manco, che ha messo gratuitamente a mia disposizione la sua attrezzatura per la scansione di quasi tutte le diapositive delle immagini della Sezione Fotografica

Fernando Fattizzo, che, per me, si è fatto una “gita” a Salerno col suo furgone (avendo tempo sarei tornato… in bici, o con il treno, ma le ferrovie italiane non aiutano molto il cicloturismo, men che meno nel sud Italia e di domenica). 

 Raffronti con il giro di Corsica:

 Dal momento che gli elementi naturali hanno avuto, quasi sempre, un notevole peso in più nel periplo della Corsica in kayak che in questo viaggio in bici appena concluso, non ho difficoltà ad ammettere che quella esperienza è stata più interessante di questa.

Anche se questa ha avuto più eco.

 2 aspetti tecnici:

(potrebbero non interessare a molti e interessare molto a pochi)

 Tipo di bicicletta

Questo viaggio mi ha confermato “sul campo” una idea abbastanza semplice che in parte avevo già afferrato prima di partire.

Notando cosa succedeva sul mio veicolo e scambiando ogni tipo di informazione (dagli sguardi più rapidi alle dissertazioni più approfondite, spesso ai limiti della comprensibilità linguistica) con gli altri numerosi cicloturisti incontrati per strada sono arrivato alla seguente conclusione, più che soggettiva, s’intende: una bici da viaggio ideale… non esiste.

La scelta della bici per me è in funzione del tipo di viaggio che si ha in mente, e più precisamente della quantità e qualità di strada che si pensa di fare ogni giorno.

A sua volta dalla scelta della lunghezza delle tappe è ragionevole che dipenda anche la quantità di carico (attrezzatura varia) che si porterà con sé.

Avendo in mente di fare percorsi giornalieri fino a 100/150 Km e oltre (è il mio caso), sarà meglio disporre di una bici abbastanza “corsaiola”, con un cambio da strada, meglio con tripla davanti se si pensa di fare molta salita, ruote da 28 pollici e copertoncini abbastanza stretti. Fare tanta strada ogni giorno infatti significa essere praticamente sempre su asfalto o sterrato tranquillo, condizioni nelle quali è meglio privilegiare la scorrevolezza. Se la parte di sterrato è maggiore converrà tutt’al più disporre di copertoncini un po’ più larghi, 700 x 32 o 35 massimo, piuttosto che 700 x 23 o 25.

Relativamente ai cerchi, Pier Carlo aveva ruote a 36 raggi, di norma sono 32: aldilà del fatto che io ho rotto un raggio e lui nessuno, questo “rinforzo” mi è sembrata comunque una ottima scelta, si sta molto più tranquilli, tanto più che la rottura di un raggio credo sia uno degli inconvenienti più frequenti nel cicloturismo.

Riguardo all’equipaggiamento invece, pensando a tappe lunghe conviene stare sul leggero, magari ricorrendo alle sole borse posteriori, tanto più che la mia paura, circa la cattiva guidabilità con molto peso dietro, si è rivelata infondata. A proposito di facilità di conduzione della bici, indipendentemente dalla ripartizione del peso, bisogna prendere un po’ la mano nel fuori sella, per le oscillazioni laterali del mezzo che all’inizio sono più scomposte, ma niente di che. Io avevo circa 11/12 chili dietro e non più di un paio di chili nella borsa manubrio davanti (la reflex, due obiettivi, la digitale e il cellulare). Pier Carlo addirittura è riuscito a stare intorno ai 9/10 chili di peso complessivo “a pieno carico”.

In effetti ho incontrato tanta gente con borse dietro, davanti, sopra, sotto, avendo in totale una dotazione dal peso non inferiore ai 20/22 chili, magari anche con grossi copertoni da mountain bike, ma così, parola loro, coprivano mediamente distanze intorno agli 80 Km/giorno.

Ovviamente pensando a tappe brevi con molto sterrato, anche duro (50/80 Km/giorno), la bici dovrebbe essere robusta, con ruote piccole e copertoni grossi, con guarniture con pochi “denti”, e così via… una mountain bike, insomma.

In ogni caso non ha molto senso dare troppa importanza alla lunghezza delle tappe: quanti più chilometri si faranno in un giorno, rispetto al tipo di bici e al peso trasportato, tanto più si sacrificherà la conoscenza del territorio attraversato (ovviamente).

Comunque alla fine mi è capitato di vedere gente viaggiare in bici con qualunque tipo di attrezzo, dalla vecchia bicicletta riadattata alla più sofisticata e costosa bici ultimo modello, e credo che nessuno abbia avuto chissà quali rimpianti.

Oltre a tutto ciò ci sarebbe anche da precisare che quanta strada si riesce a fare in bici ogni giorno (e per quanti giorni consecutivi si riesce a farla) dipende anche dall’allenamento. Ma questo è un altro discorso.

 Rapporto tra peso dell’attrezzatura e aspetto economico:

A parità di tutte le altre condizioni, viaggiando leggeri da un lato si avrà con sé meno dotazione (quella per cucinare, ad esempio, che io avevo in Corsica ma non in questo viaggio), dall’altro si impiegheranno però meno giorni per coprire una data distanza.

Un altro esempio: la maggiore diminuzione di peso che si possa ottenere in un colpo solo sul proprio equipaggiamento credo sia rappresentata dal risparmiare su tenda, sacco a pelo e quant’altro e andare a dormire in albergo: certo però che, a parte motivi particolari, in generale una scelta simile mortifica un po’ la natura di questo tipo di viaggi.

Se alla fine le spese siano minori con un “dislocamento” leggero o pesante, questo non l’ho capito, avrei bisogno di una controprova…

Rispetto a quanto scritto nella sezione del sito Tipo di bicicletta prima di partire, devo comunque ammettere alla fine che la mia bici si è dimostrata, tra l’altro, anche una ottima bici da viaggio.

 Preparazione fisica e fatica :

Anche se il mio allenamento prima di partire era forse più specifico per gare su strada che per il cicloturismo, diciamo che me lo sono comunque ritrovato molto, molto utile comunque.

D’altro lato la sensazione era anche che l’allenamento specifico si sviluppasse comunque cammin facendo: penso tra l’altro all’ulteriore miglioramento, rispetto all’inizio del viaggio, della mia “facilità aerobica” (per non essere troppo tecnici), ossia la capacità di compiere uno sforzo in modo continuo senza andare in affanno.

Non so in che misura, se solo per un calo di grassi o anche per una ipotrofia delle fibre muscolari veloci, fatto sta che la stessa bilancia segnava, tra subito prima della partenza e subito dopo l’arrivo, una differenza di circa quattro chili e mezzo di peso corporeo.

Ovviamente ci sono stati momenti di maggiore stanchezza, anche indipendenti dall’andamento altimetrico, e sempre di mattina, con un miglioramento a sorpresa nel pomeriggio, ma ci sono stati anche giorni in cui era tutto facile, saliscendi compresi.

Con un minimo di attenzioni non ci sono stati problemi né sul fronte del sovrallenamento (energia in uscita), né sul fronte dell’alimentazione (energia in entrata), tranne forse la cena a Cambrills...

 Infine un avviso ai naviganti salentini: 

Questo sito è a disposizione di chiunque, in Provincia di Lecce e dintorni, abbia buone immagini del proprio “viaggio non organizzato” e volesse raccontarlo on line.

Viaggio grande o piccolo, vicino o lontano non ha importanza,

 l’importante, intanto, e’ andare...

 

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